psicologia Archivi - Cristiano Biagi

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Ogni persona desidera sentirsi bene con se stessa, sia livello fisico che a livello psicologico, soprattutto quando di tratta di ridefinire il rapporto con la propria immagine corporea. In molti casi, grazie alla mia esperienza, la chirurgia estetica ha giocato un ruolo fondamentale nel raggiungimento di quest’obiettivo. Migliorare la propria forma fisica e decidere di affidarsi a un professionista sanitario per farlo, richiede un profondo dialogo con se stessi. In questo articolo, esploreremo il connubio tra benessere psicofisico e chirurgia estetica, sottolineando come tale approccio possa essere un percorso verso una maggiore armonia personale.

Il ruolo della chirurgia estetica

La chirurgia estetica può essere una soluzione efficace per risolvere conflitti e inquietudini riguardo a imperfezioni del viso o del corpo che possono influenzare negativamente l’autostima e la qualità di vita del paziente. Un nuovo seno, un corpo più snello e armonico in molti casi sono più di un’esigenza puramente velleitaria e aiutano il conseguimento di una maggiore armonia personale. Ricordiamo sempre che il benessere psicofisico si basa sulla consapevolezza che mente e corpo sono strettamente interconnessi. Quando ci sentiamo bene mentalmente, siamo più motivati a prenderci cura del nostro corpo. Allo stesso modo, un corpo che si sente in salute e soddisfatto può contribuire positivamente al nostro equilibrio emotivo.

Speranze e aspettative realistiche

Naturalmente, in tutto ci vuole equilibrio. La chirurgia estetica non è la bacchetta magica per tutti i problemi di autostima o immagine corporea. È importante avere aspettative realistiche riguardo i risultati e comprendere che i protocolli chirurgici possono migliorare l’aspetto fisico, ma non affrontare questioni psicologiche profonde. In casi molto delicati, è consigliabile abbinare all’ascolto del proprio chirurgo anche una consulenza psicologica propedeutica all’ingresso in sala operatoria.

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]


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Psicologia e chirurgia estetica sono legate a doppio filo. Sottoporsi a un intervento chirurgico estetico ha un grande impatto psicologico, prima che fisico. Il passaggio da una condizione all’altra, necessita di un approccio saggio ed equilibrato. Gran parte della serenità dei pazienti dipende, non solo dal rapporto che hanno con se stessi, ma anche dalla fiducia riposta nel chirurgo estetico. Il chirurgo assume il ruolo di guida e consigliere, un punto di riferimento a cui il paziente deve poter fare ricorso in tutta serenità.

 

Psicologia e chirurgia estetica: immagine e percezione di sé

Ognuno ha un’immagine di sé e una percezione di come il proprio corpo appare agli altri. Va da sé che chi ha un’opinione positiva della propria fisicità vive un rapporto di serenità con se stesso e con gli altri. Tuttavia vi sono pazienti che, pur amando il proprio corpo, provano forte disagio per alcuni elementi dell’aspetto fisico che li porta a vivere un costante disagio. La chirurgia estetica può senz’altro aiutare proprio perché il suo fine primario e il benessere psicofisico del paziente. Bisogna ricordare che, quando s’inizia un percorso di cambiamento esteriore è necessario un processo di consapevolezza dell’esigenza profonda che spinge ad affrontarlo. È importante quindi analizzare con assoluta sincerità le proprie motivazioni ed essere completamente onesti con il proprio chirurgo che aiuterà il paziente ad orientarsi sia nella scelta del protocollo che ascoltandone le richieste con attenzione e rispetto

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Abituarsi al cambiamento serenamente

Vedersi diversi allo specchio comporta anche un nuovo processo di abitudine alla percezione della propria immagine corporea. È un percorso di adattamento che non ha una durata specifica e dipende dall’entità dell’intervento. In questo delicato periodo, è essenziale circondarsi di affetto e di persone positive che offrano l’adeguato sostegno di cui si può avere bisogno.

Foto di Александр Слесарев da Pexels[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]


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La bellezza naturale esiste e va riconosciuta in ogni persona. Il primo passo è guardarsi allo specchio e riconoscersi per come si è con tutti i punti di forza e le debolezze. Viviamo in un mondo in cui la body positivity è un tema più che mai attuale, ebbene io credo che l’accettazione di sé e il desiderio di migliorarsi per esprimere appieno il proprio benessere psicofisico possano coesistere senza annullarsi.

Bellezza naturale e unicità

L’unicità della bellezza è qualcosa di caratteristico e spesso viene ricercata nei dettagli che rendono una persona diversa dall’altra. Accettare le forme del proprio corpo e individuare quegli aspetti che vorremmo migliorare è fondamentale per capire fin dove “spingersi” con il supporto della medicina estetica. Una bocca più definita con labbra piene, un seno più tonico, una silhouette snella si possono ottenere con l’aiuto del medico estetico ma sempre a patto che si armonizzino con la struttura naturale del corpo. 

Valorizzare il proprio aspetto 

Se in passato il desiderio era quello di somigliare a un personaggio noto o rispettare alcuni canoni di bellezza, oggi è più importante migliorare il proprio aspetto senza stravolgerlo. La parola d’ordine è “armonia”.  Le proporzioni del viso e del corpo devono seguire un solo standard di equilibrio: quello del corpo unico a cui appartengono. La scelta del proprio medico di riferimento è essenziale. In questo caso, bisogna andare oltre le apparenze e le foto di prima e dopo il trattamento, individuando il giusto professionista. 

 

Foto di Anna Shvets su Pexels

 


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La mastectomia preventiva è un intervento che viene svolto in un numero di casi molto ristretto. Di norma, interessa le donne che per predisposizione genetica hanno subito una mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, responsabili dello sviluppo del tumore alla mammella. Si tratta di una soluzione definitiva e importante, che riduce sensibilmente le probabilità di manifestazioni tumorali. Inutile dire che quest’intervento ha un costo, in massima parte emotivo e psicologico, che non tutte si sentono di affrontare. C’è stata una giusta sensibilizzazione su questo tema da parte di donne famose come Angelina Jolie o la modella Bianca Balti che hanno deciso di intraprendere questo percorso.  In quest’articolo voglio fare chiarezza e dare tutte le informazioni necessarie. 

Mastectomia preventiva: come si arriva a questa decisione?

La parola d’ordine è screening. Per comprendere se si è affette da una mutazione BRCA1 e BRCA2  è necessario sottoporsi ai test genetici del caso. Generalmente, la presenza di più casi di tumore in una stessa famiglia, eventualmente comparsi in giovane età, può essere un campanello d’allarme. Spesso le donne che ne soffrono tendono a sviluppare, contemporaneamente o in fasi diverse, anche il carcinoma dell’ovaio. Una volta ricevuto il test positivo la paziente è posta a un bivio: sottoporsi a follow up a 6 mesi con controlli approfonditi o scegliere la mastectomia preventiva.  Con l’asportazione delle ghiandole mammarie i fattori di rischio tumorale sono ridotti al minimo. In molti casi, quest’intervento è abbinato a una ricostruzione mammaria con protesi. 

Quali sono i benefici e i rischi

Si tratta di un intervento effettuato per scelta della paziente. Tengo a specificare che la presenza della mutazione genetica non è una condanna certa, getta però una luce sul concreto rischio che il carcinoma possa svilupparsi.  In genere una mastectomia correttamente eseguita non comporta dei rischi particolari, senz’altro però le implicazioni psicologiche dovute all’asportazione sono notevoli. Per questo motivo è consigliabile il supporto di uno psicoterapeuta. 

Foto di Klaus Nielsen su Pexels

 


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La mastoplastica è senz’altro l’intervento principe della chirurgia estetica. Molte donne lo richiedono e sono disposte ad affrontare grandi sacrifici per poter avere finalmente il seno che sognavano. Intendiamoci, quando si tratta di restituire il benessere psicofisico a una paziente che decide di iniziare questo percorso sono il primo a sostenerle. Piacersi è importante ma affrontare un intervento significa esplorare la psicologia della paziente e individuare un’eventuale dismorfofobia che potrebbe essere associata alla richiesta. 

Mastoplastica e dismorfofobia: due elementi che non vanno d’accordo 

In alcuni casi, per fortuna rari, alcune donne richiedono un nuovo seno perché convinte di essere deformi. Nel corso degli anni, mi è accaduto poche volte di trovarmi di fronte a pazienti dismorfofobiche, eppure ogni volta che mi è capitato, mi sono sentito investito dalla grande responsabilità di essere una vera e propria guida. Purtroppo, le donne che soffrono di questa percezione alterata del proprio aspetto, tendono a considerare insormontabili e preoccupanti delle disarmonie arrivando a vederle come delle deformità. La realtà, fortunatamente, è ben diversa. Il colloquio con la paziente è diventato la chiave di volta per individuare questa percezione e, talvolta, sconsigliare un intervento o di consigliare un trattamento differente. Nei casi più severi, ho consigliato un colloquio con un o psicoterapeuta, affinché la paziente potesse andare alla radice del problema e risolverlo. 

Come individuare la dismorfofobia

In generale, le persone affette da questo disturbo provano un forte disagio per la presunta deformità che le affligge. Spesso dicono di soffrire in modo devastante a causa di essa e vedono nella chirurgia la soluzione al problema. Nei casi più gravi, evitano addirittura le occasioni di contatto sociale e lavorativo, finendo per isolarsi in un insano solipsismo in cui l’ossessione per il presunto difetto diventa insostenibile. 

Foto di AlteredSnaps su Pexels

 










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